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Arca di San Domenico

XIII - XVIII secolo

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Costruita per contenere i resti del santo spagnolo, l’Arca di San Domenico è un unicum nella storia dell’arte, uno sepolcro monumentale in cui si fondono stili di cinque diversi secoli mantenendo però una straordinaria armonia nell’insieme delle sue parti.
Iniziato nel 1267, i lavori furono affidati all’artista più in voga del periodo, quel Nicola Pisano capace di lasciare incredibili capolavori scultorei come i pergami dei duomi di Siena e Pisa, e la Fontana Maggiore di Perugia. All’opera collaborarono Pagno di Lapo, fra’ Guglielmo e soprattutto Arnolfo di Cambio, futuro architetto delle principali costruzioni gotiche fiorentine. I lavori originari si limitarono al sarcofago, popolato da decine di figure impregnate di naturalismo e classicità, con le loro pose pacate e la sottigliezza dei volti e delle vesti, tipiche della riscoperta del classico operata da Nicola, principale riformatore della scultura medievale.
Alla seconda metà del Quattrocento (1469-1473) risale invece il coperchio e la cimasa, così festosa grazie alla sovrabbondanza di putti, santi e festoni, opera di Niccolò da Bari, artista poi diventato famoso col nome di Niccolò Dell’Arca grazie a questa importante commissione. Lasciata incompiuta, nel 1494 fu chiesto al ventenne Michelangelo di completarla, con le statuette di San Petronio, San Procolo e dell’angelo inginocchiato col cero di destra.
L’ultima importante aggiunta è il gradino, opera di Alfonso Lombardi nel 1532.

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